domenica 27 aprile 2008

COSA SENTIAMO INTORNO A NOI

A proposito di COSA SENTIAMO INTORNO A NOI!

Da Confessioni e diari di Franz Kafka ho letto la descrizione di ciò che avviene nel suo appartamento: "Sto seduto in camera mia, nel quartier generale del rumore di tutto l'appartamento. Odo sbattere tutte le porte, il loro rumore mi nasconde solo i passi delle persone che corrono fra l'una e l'altra. Sento sbattere lo sportello del focolare in cucina. Mio padre spalanca i battenti della mia camera: vi passa trascinandosi dietro la veste da camera; dalla stufa della stanza attigua si gratta la cenere; Vally chiede in anticamera, come urlando in una via di Parigi, se il cappello del papà è già spazzolato; un sibilo familiare provoca le grida di una voce che risponde. La porta di casa si chiude con lo scatto della maniglia e gracchia come una gola catarrosa, si apre poi col breve canto di una voce femminile e si chiude con una sorda scossa virile e screanzata. Mio padre è uscito e ora incomincia il rumore più tenero, più distratto, più disperato, con in testa le voci dei due canarini."

Avete voglia di compartare altri esempi; anche originali?
Rimango in attesa!

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Cesare Pavese, Poesie

Per te l'alba è silenzio.
E sei come le voci
della terra-l'urto
della secchia nel pozzo,
la canzone del fuoco,
il tonfo di una mela;
le parole rassegnate
e cupe sulle soglie,
il grido del bimbo- le cose
che non passano mai.

Anonimo ha detto...

Giovanni Pascoli, "La via ferrata"

I fili di metallo a quando
squillano, immensa arpa sonora, al vento.

roman ha detto...

Da "Grammatica della fantasia" di Gianni Rodari Einaudi Ragazzi pp17-18

Ecco la casa in musica. È fatta di mattoni musicali, di pietre musicali. Le sue pareti, percosse da martelletti, rendono tutte le note possibili. So che c'è un do diesis sopra il divano, il fa più acuto è sotto la finestra, il pavimento è tutto in si bemolle maggiore, una tonalità eccitante. C'è una stupenda porta atonale, seriale, elettronica: basta sfiorarla con le dita per cavarne tutta una roba alla Nono-Berio-Maderna. Da far delirare Stockhausen (che nell'immagine entra a maggior diritto di altri, con quello "haus", "casa", incorporato nel cognome).
Ma non si tratta solo di una casa.
C'è tutto un paese musicale che contiene la casa-pianoforte, la casa-celesta, la casa-fagotto. È un paese-orchestra. La sera gli abitanti, suonando le loro case, fanno tutti insieme un bel concerto prima di andare a dormire...Di notte, mentre tutti dormono, un prigioniero suona le sbarre della sua cella...

roman ha detto...

Di Gianni Rodari "Grammatica della fantasia" Trieste ed. DL Einaudi 1997 p53

Ecco un "limerick"

Un signore di nome Filiberto
amava assistere al caffè concerto
e al dolce suono di tazze e cucchiaini
mangiava trombe, tromboni e clarini
quel musicofilo (musicofago) signor Filiberto

Anonimo ha detto...

da Gianni Rodari ""Grammatica dela fantasia" edizioniEL 1997 p102

È Pianoforte-Jack, o Billy The Piano? Viaggia sempre con due cavalli: lui sul primo, il pianoforte sul secondo. Si aggira solitario sui monti della Tolfa. Quando si accampa mette il pianoforte a terra e si suona la ninna nanna di Brahms, o le variazioni di Beethoven su un valzer di Diabelli. I lupi e i cinghiali vengono di lontano a sentirlo. Le mucche, amanti della musica, danno più latte. Negli scontri inevitabili, con banditi o sceriffi, Pianoforte-Jack non si serve di pistola: egli mette in fuga i suoi nemici colpendoli con fughe di Bach, dissonanze atonali, brani scelti dal Microcosmo di Bella Bartòk. .....

roman ha detto...

"Il mio più grande desiderio era acoltare la musica del bollitoio: un pentolone gigantesco, che mettevamo tutte le mattine sul fuoco della sala. Mi sedevo accanto su uno sgabello e aspettavo con curiosità fremente i primi mormorìi, il crescere lento e pieno di sorprese, e poi l'apparire di un flauto piccolo piccolo; il suo canto saliva poco per volta, finché ilribollire dell'acqua lo zittiva."
(Camille Saint-Saëns, Marinare la scuola)

roman ha detto...

"Accadde in campagna, dove i miei genitori trascorrevano l'estate. Un enorme contadino seduto sull'estremità di un tronco d'albero. Non veste che una corta camicia rossa. Era muto, ma faceva schioccare molto rumorosamente la lingua, e i ragazzi avevano paura di lui. Anch'io. Tuttavia la curiosità aveva il sopravvento. Ci si avvicinava; e allora per divertire i ragazzi, si metteva a cantare. Il canto era costituito di due sillabe, le sole che riusciva a pronunciare, prive di senso, ma che alternava con un'incredibile destrezza in un movimento assai vivo. Si accompagnava così: metteva la palma della mano destra sotto l'altra ascella, poi con un movimento rapido abbassava il braccio. Faceva così uscire una serie di suoni ben ritmati: 'baci di balia'! La cosa mi divertiva pazzamente e, a casa mi sforzavo con molto zelo di imitare questa musica: tanto e così bene che mi proibirono di servirmi diun accompagnamento così...incivile. Un altro ricordo che mi ritorna spesso è il canto delle donne del villaggio. Assai numerose, cantavano all'unisono, ogni sera regolarmente, ritornando dal lavoro. Oggi ancora conservo il ricordo netto di questo motivo e del modo con cui lo cantavano. E quando lo riprendevo a casa, imitando il loro modo di cantare, ero complimentato per la precisione del mio orecchio. Tali elogi mi rendevano felicissimo"
(Igor Stravinski, Cronache della mia vit)

roman ha detto...

A proposito di Pacific 231 Honegger ha commentato: "Non ho cercato di imitare i rumori della locomotiva, ma di tradurre un'impressione visiva e una gioia fisica attraverso una costruzione musicale...i respiro tranquillo della macchina a riposo; e lo sforzo della messa in moto; poi l'aumento progressivo della velocità per sfociare nella poesia, nell'emozione di un treno di 300 tonnellate lanciato in piena notte..."